Archeologia d’Appennino
Archeologia e valorizzazione dei territori nelle aree montane della Basilicata per un modello tra passato e presente.
“Archeologia montana”, “Archeologia delle risorse ambientali”, “Archeologia dei paesaggi marginali e delle aree interne”, “Archeologia delle Alpi” sono definizioni di aree di ricerca che negli ultimi anni hanno trovato sempre più ampio spazio nel dibattito scientifico sulle forme e modalità dell’insediamento antico e post-antico.
Questo “trend” di ricerca si inserisce a pieno titolo nel crescente interesse per la montagna e per le cosiddette “aree marginali” manifestatosi negli anni più recenti, a sua volta connesso alla “questione ambientale” a livello mondiale ed europeo. In Italia analogamente è sempre più spesso sui tavoli della concertazione politica e amministrativa il tema delle aree interne, in risposta alla SNAI – Strategia Nazionale delle aree interne, sulla quale si stanno articolando progetti e iniziative di vario genere. In quest’ambito si inserisce anche la ricerca archeologica sui contesti medievali fortificati e monastici delle aree interne della Basilicata, una regione segnata da un alto indice di territorio montuoso (47%) costituito dalle propaggini meridionali dell’Appennino, con dorsali discontinue e con altitudini tra i 1500 e i 2500 m slm e da una parte orientale di alta e bassa collina (45%).
I dati della ricerca archeologica hanno rivelato il ruolo preminente giocato da queste aree in termini di difesa e di strategie di controllo territoriale già nel periodo di transizione dall’età tardoantica (IV-V sec. d.C.) all’altomedioevo, segnato dal conflitto tra Longobardi e Bizantini, e oltre fino all’occupazione normanna e al periodo svevo-angioino. Allo stesso tempo alture, zone di crinale, comparti vallivi interni e aree boschive hanno rivelato la loro fisionomia di “contenitori” di eredità storiche nelle pratiche di sfruttamento delle risorse ambientali e di modalità insediative e costruttive.
L’intrinseca conservatività dell’ambiente montano e delle aree interne, qui come altrove, costituisce un terreno privilegiato per tali ricerche che, attraverso approcci multidisciplinari e metodologie di archeologia ambientale, conducono alla lettura attenta e alla ricomposizione del tessuto storico del paesaggio. Ma il contributo della ricerca archeologica offre spunti di riflessione anche per affrontare tematiche più ampie, dalla dimensione sociale, demografica e di popolamento agli aspetti dell’ecologia storica, dell’alimentazione, dell’economia rurale.
Ai nuovi markers territoriali del medioevo lucano, rappresentati dai numerosi siti fortificati d’altura e da insediamenti monastici, anch’essi spesso fortificati, sarà ad esempio affidato lo sfruttamento delle risorse del territorio rurale nonché la riorganizzazione della compagine demografica ed economica della regione, all’indomani dei conflitti politici e delle crisi istituzionali rappresentati dalla fine sistema di gestione dell’impero romano. La possibilità di utilizzare i dati dell’indagine archeologica, multidisciplinare e diacronica, relativi alle soluzioni insediative che hanno preso in considerazione per diversi motivi – sicurezza, risorse ambientali, viabilità, controllo territoriale – le aree montane, consente di ricostruire modelli e sistemi di sostenibilità, dinamiche di popolamento e di sfruttamento delle risorse ma ancora di enfatizzare il patrimonio di saperi e di conoscenze che le comunità del passato hanno tramandato attraverso i secoli a valere come modello di resilienza e come proposta contemporanea.
Questo contributo è il primo di un ciclo di incontri affidati ad alcuni degli studiosi che si sono occupati di archeologia delle aree interne/montane, con cui si vuole offrire un panorama a più voci delle ricerche in atto sul territorio italiano, per contribuire a mantenere viva l’attenzione sulle potenzialità ermeneutiche dell’indagine archeologica per la comprensione dei paesaggi antichi e medievali e delle loro risorse e per sperimentare forme di condivisione dei patrimoni e della conoscenza con le comunità.
- Torre di Satriano (Tito, PZ) (Archivio SSBA Unibas)
- Altojanni (Grottole, MT) (Archivio SSBA Unibas)
- Torre di Satriano (Tito, PZ): la torre illuminata per “Festivalia. L’archeologia si racconta” (Archivio SSBA Unibas)
- Torre di Satriano (Tito, PZ): “Festivalia. L’archeologia si racconta” (Archivio SSBA Unibas)
- Il castello rupestre di Pietrapertosa (TripAdvisor)
- Torre di Satriano (Tito, PZ): la torre e il gregge (Archivio SSBA Unibas)
- Il castello di Brienza (Foto Autore)
- Chirico Rapàro (Foto Autore)
(Credits foto: Francesca Sogliani)
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