Mappatura di processi: la SNAI Valsesia
Letture multi-scalari e multidimensionali per la definizione di una Strategia d’Area
di Federica Serra
Il lavoro di ricerca-azione svolto in seno al Maser Arìnt (Architettura e progetto per le aree interne. Ri-costruzione dei piccoli paesi) prende le mosse dalla volontà di conoscere, mappare e orientare il processo della definizione della Strategia d’Area all’interno della Strategia Nazionale per le Aree Interne della Valsesia (immagine01). A partire da questa fase conoscitiva e dalle emergenze territoriali emerse nasce la strategia proposta secondo un approccio ‘a posteriori’ che vede il progetto architettonico e l’azione fisica come diretta conseguenza delle esigenze dell’area in esame.
Il presupposto che guida lo studio è la volontà di spazializzare, dare forma definita, a dinamiche territoriali complesse che caratterizzano una valle, o meglio due, storicamente ben inserite in un distretto industriale sovra-provinciale ma che ora, a seguito della recessione, trovano un motore economico consistente nel turismo. I fenomeni di spopolamento, così come la mancanza di forza lavoro e il degrado culturale, rendono la Valsesia un’area interna fragile, come molte in tutta Italia, sebbene il reddito medio e il livello di scolarizzazione sia molto più elevato. Quest’area quindi deve essere descritta, studiata e progettata secondo l’approccio place-based, tipico della SNAI, che in un contesto così atipico assume ancora più rilevanza.
Rispetto a pratiche di progettazione territoriale di tipo standard, l’approccio di questa ricerca è risultato di tipo sintetico; è stato fondamentale infatti definire tematismi e filtri attraverso i quali leggere il territorio ma è emerso in maniera altrettanto chiara la necessità di intersecare, mettere in relazione e in discussione i diversi temi dando forma a un quadro di sintesi che evidenzi punti di contatto e di influenza (immagine02).
Ciò che emerge da questa analisi è una sostanziale differenza tra Alta e Bassa valle rispetto, in particolare, al tema della prossimità che viene di norma garantita con un minore tempo di raggiungimento dei centri di servizio, lavorando quindi su reti di mobilità veloce che rendano più rapidi gli spostamenti. Questo tipo di azione, ragionevole in Bassa Valle, non può essere applicata in un territorio come quello dell’Alta Valle, che per ragioni morfologiche non può ridurre le distanze (e quindi i tempi) è necessario ripensare al tema individuando un nuovo tipo di movimento che dal centro dei servizi si muove verso i territori.
Da queste considerazioni emerge la strategia proposta, realizzare nella parte Alta della Valsesia e nelle valli laterali una rete di condensatori sociali (hub di comunità) che ospitino al loro interno i servizi ma che siano per loro natura versatili negli usi e privi di una dimensione architettonica definita. All’interno della ricerca si è richiesto a tutti i comuni coinvolti un censimento dei beni di proprietà pubblica inutilizzati; ogni edificio segnalato è stato poi schedato e classificato secondo parametri tipologici, dimensionali e di localizzazione al fine di comporre un abaco di possibili tipologie di hub che fosse utile nell’identificare le potenzialità sia degli edifici proposti ma anche di quelli non ancora segnalati ma potenzialmente utili al progetto di rete (immagine03). Il manufatto architettonico assume, infatti, il ruolo di una risposta alle esigenze territoriali e non uno spontaneo generatore di welfare; lo diventa invece se inserita in una visione multidimensionale e multi-scalare della Valsesia.
Immagini
Immagine 1: tavolo tematico legato al turismo coordinato dal Prof. Giampiero Lupatelli e dai presidente delle due Unioni Montane coinvolte (Valsesia e Biellese Orientale) (foto di Francesco Pietrasanta)
Immagine 2: mappa di sintesi degli elementi emersi dalla consultazione (elaborazione personale dell’autore) Immagine 3: abaco dei possibili hub di comunità con individuazione degli edifici censiti (elaborazione personale dell’autore)
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FEDERICA SERRA
Architetto e dottoranda in «Architettura. Storia e Progetto» presso il Politecnico di Torino dove si è laureata e dove ha svolto per diversi anni attività di ricerca come membro del centro di ricerca IAM (Istituto di Architettura Montana). Attiva nella ricerca sulle aree interne e montane in ambito architettonico e territoriale, è inoltre membro del comitato redazionale della rivista di architettura alpina ArchAlp e ha recentemente conseguito il titolo di Master Arìnt, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. È consulente di diverse istituzioni pubbliche nella redazione di progetti di sviluppo territoriale (Strategia Nazionale Aree Interne, PNRR, candidature eco museali).
Credits foto copertina: F Ceragioli, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Pan_postua_primo_piano_ponte_strona.jpg