Il paesaggio storico della Lunigiana: un caleidoscopio di ricerche per un’area montana
di Monica Baldassarri, Letizia Chiti, Enrica Salvatori
A partire dal 2011 sono state avviate una serie di ricerche sugli insediamenti e i paesaggi storici della Lunigiana, regione storica a cavallo di Liguria e Toscana.
Punto di partenza è stato il progetto TraMonti, finanziato da una cordata di comuni della Val di Vara (SP), che, tra le altre cose, prevedeva la schedatura delle emergenze culturali storico-archeologiche della valle reperite da fonti diverse e la gestione dei dati raccolti tramite un WebGIS di pubblica fruizione. A quel progetto, se ne sono aggiunti altri, differenti per origine, committenza e logistica. Tra questi lo scavo del castello di Godano con ricognizioni nel restante territorio comunale di Sesta Godano (SP); la ricognizione a Casola di Lunigiana (MS) legata al recupero dei dati indicati dagli estimi di età moderna; vari surveys nella bassa Lunigiana tra Aulla (MS), Sarzana e S. Stefano Magra (SP). Tali attività sono state in parte commissionate dalla Soprintendenza e dalle istituzioni locali per motivi di tutela e di valorizzazione, e in parte svolte per fini di ricerca e didattici nell’ambito del corso di Storia degli Insediamenti Tardo Antichi e Medievali dell’Università di Pisa.
La diversità dei progetti è nata dal contesto stesso. L’estrema frammentazione amministrativa dell’attuale spazio definibile come “Lunigiana storica”, le scarse risorse economiche reperibili per attività di ricerca sui beni culturali e la contemporanea necessità di attivare collaborazioni e convenzioni con gli enti del territorio, anche in risposta a loro precise sollecitazioni, non ha reso possibile proporre a priori un progetto di ricerca che riguardasse l’intero spazio lunigianese.
L’idea di uno studio complessivo sul paesaggio storico della Lunigiana è quindi rimasta necessariamente a monte di ogni singola esperienza, in modo da definire a priori metodologie di intervento, modalità di raccolta e azioni di coinvolgimento delle comunità.
Nell’ambito dei corsi universitari sono stati incrociati i dati topografici, toponomastici e socioeconomici in base a quanto emerso dallo spoglio della documentazione medievale e moderna, edita e inedita, e includendone la georeferenziazione. Nella misura del possibile si è tentata un’analisi a ritroso delle fonti cartografiche e catastali, al fine di individuare le persistenze d’uso, come beni comuni o di enti religiosi, e caratterizzare in termini più generali le pratiche agro-silvo-pastorali delle società succedutesi nel tempo. Sono stati poi condotti surveys territoriali con l’approccio dell’ “archeologia globale”, per coniugare più profondamente risultanze scientifiche ed esigenze di valorizzazione del patrimonio culturale in senso più ampio (tematico e cronologico). Nella fattispecie si è cercato di capire come applicare diverse metodiche di ricerca e documentazione in ambiente montano, caratterizzato da zone a bassa visibilità e a forte grado di erosione (depositi, costruito, testimonianze orali e dello stesso “mosaico vegetale”).
Nel corso delle ricognizioni sono stati così documentati i resti materiali e le fonti orali sopravvissute, memorie importanti di un territorio che in pochi decenni ha subito profonde trasformazioni e parte fondante del patrimonio culturale immateriale. Infine, come già accennato, si è sollecitata la collaborazione con le amministrazioni locali per costruire la ricerca storico-archeologica come un’attività ‘pubblica’, nella quale le comunità del luogo devono essere coinvolte.
Il progetto TraMonti ha interessato a campione il territorio dei Comuni di Rocchetta Vara, Beverino, Borghetto di Vara, Brugnato, Calice al Cornoviglio, Carro, Pignone, Riccò del Golfo e Zignago ed ha incluso sia la produzione di articoli scientifici, sia una fase di narrazione e condivisione dei risultati, accessibili grazie a due guide cartacee e un sito web, comprendente un archivio delle testimonianze-video degli abitanti sul “sapere locale” e sull’alluvione che nel 2011 ne ha colpito le esistenze e cancellato parte del patrimonio. Altro strumento di condivisione è il WebGIS, che raccoglie le evidenze di interesse storico-archeologico individuate sul campo e/o desunte dalle varie fonti, consultabile non solo per motivi di ricerca, ma anche di valorizzazione del territorio e di gestione da parte delle amministrazioni locali. Si tratta di una piattaforma realizzata anche con la possibilità di perseguire i presupposti espansivi ed estensivi del progetto: la raccolta di materiali è infatti sempre in corso ed è aperta ai contributi “esterni”.
La metodologia applicata allo studio del territorio di Sesta Godano ha previsto la campionatura di aree da sottoporre a ricognizione di superficie a partire dallo studio di fonti scritte, cartografiche e toponomastiche. È quindi seguito il censimento degli elevati e degli elementi architettonici leggibili all’interno dei centri abitati e dei siti rurali individuati, corredato dalle testimonianze dei reperti materiali visibili in superficie, oltre che dalle fonti orali. I dati sono stati informatizzati e analizzati su piattaforma GIS, consentendo di delineare lo sviluppo degli insediamenti e di realizzare una cronotipologia delle aperture e relative architetture tra XIV e XIX secolo.
Fondamentale è stato il contributo della comunità locale, che ha partecipato attivamente al progetto, oltre che dal punto di vista logistico, anche nell’individuazione e lettura dei siti, mettendo a disposizione la propria conoscenza del territorio.
Studi così improntati, in sinergia con le istituzioni e la popolazione locale, sono strumenti di salvaguardia del patrimonio e possono costituire la base per la costruzione di percorsi di sviluppo locale che mettano in valore questi territori montani.
Bibliografia di riferimento
Baldassarri M., Grava M., Salvatori E., 2015, Storia e archeologia di un ambiente montano: un progetto di ricerca sui paesaggi lunigianesi, «Il Capitale Culturale: Studies on the Value of Cultural Heritage», 12, pp. 773-801.
Baldassarri M., Chiti L., Salvatori E., Studio e narrazione del paesaggio montano della Lunigiana: due progetti per la Val di Vara (SP), in Tiziano Mannoni. Attualità e sviluppi di metodi e idee, 2, a cura dell’ISCUM, Firenze 2021, pp. 205-209.
Mannoni T., 1997, Archeologia globale e archeologia postmedievale, «Archeologia Postmedievale» 1, pp. 21-28.
Salvatori E., 2012, a cura di, Storia e territorio della Val di Vara, Pisa.
Letizia Chiti - specializzanda della Scuola Interateneo di Specializzazione in Beni Archeologici di Trieste, Udine e Venezia (SISBA) e cultore della materia presso l’Università di Pisa.
Enrica Salvatori - Professoressa associata di Storia Medievale all'Università di Pisa. E' fondatrice e presidentessa della Società Storica Spezzina. _________________________________