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Civiltà Appennino

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In transito sulle vie dell’Appennino

Un treno di pensieri attraversa l’Appennino. A bordo gli “scrittori-macchinisti” Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo rafforzano la serie “Civiltà Appennino” con un e-book che ne sintetizza il percorso e con il contributo di Vinicio Capossela, che sale a bordo del treno e aggiunge alla pubblicazione un vagone che trasporta il Manifesto delle aree interne prodotto dallo Sponz Fest nel 2021.

 

di Gianni Lacorazza


 

C’è un mix di visioni nel nuovo e-book che Fondazione Appennino edita in collaborazione con Donzelli e che riprende le suggestioni che gli scrittori “d’Appennino” Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo hanno lanciato in questi anni. Sono le visioni che finora hanno trovato dimora nella serie di pubblicazioni dal titolo “Civiltà Appennino”, nella collana delle Saggine di Donzelli, a cui si aggiunge da ottobre 2020, la rivista web CiviltaAppennino.it, edita da Fondazione Appennino.
Oggi arriva alle stampe (nel senso digitale del termine) un e-book che include questo percorso e ne sintetizza valori e prospettive alla base della filosofia e dell’impegno di Fondazione Appennino e dei suoi autori.

LE VIE DELL’APPENNINO. Civiltà e Geografie, si aggancia come un nuovo vagone al treno che ha nella prima pubblicazione CIVILTA’ APPENNINO. L’Italia in verticale tra identità e rappresentazioni la sua locomotiva. Il primo volume nel gennaio 2020 definiva già il posizionamento della Fondazione Appennino e della sua filosofia editoriale.
Una filosofia concepita anche come un impegno culturale e operativo quotidiano, che sostiene e favorisce la visione “umana” che Nigro lancia in “Civiltà Appennino”, che vuole l’osservatore girato con le spalle al Mediterraneo e lo sguardo verso l’Europa, o viceversa, che attraversa la spina dorsale dell’Italia; e la visione “geoculturale” raccontata da Giuseppe Lupo che vede l’Appennino italiano come quel “Medio Occidente” che finora mancava nella nostra letteratura.

Una piattaforma culturale su cui si appoggia il secondo lavoro LE VIE DELL’ACQUA. L’Appennino raccontato attraverso i fiumi, che contiene storie che danno nuova luce all’oro blu e alla sua forza generatrice di civiltà, una metafora dello scorrere delle epoche a cui Giuseppe Lupo e Raffaele Nigro hanno chiamato a partecipare altri 5 autorevoli scrittori italiani: Laura Bosio, Guido Conti, Donatella Di Pietrantonio, Carlo Grande e Laura Pariani.

Un treno che trasporta visioni e che attraversa le vie dell’Appennino dalle aree interne al futuro, strizzando l’occhio ad un intreccio di “culture” nella genesi dell’idea della fondazione di Montemurro, che si rivede nel comune luogo di nascita di quel Leonardo Sinisgalli il quale proprio nella sintesi tra umanesimo e scienza ha fondato la sua “Civiltà delle macchine”. Un treno che porta al futuro proprio perché non si compone solo di “vagoni cartacei”, come le prime due Saggine, ma che integra tecnologia e aggiunge “vagoni digitali” al progetto, con una rivista online e con un e-book.

Un modo in più per interpretare “la civiltà delle macchine” a cui si aggiunge, sempre per rimanere in tema di sintesi di culture, la visione “sostenibile” che la Fondazione Appennino persegue operando nella direzione degli obiettivi dell’Agenda 2030 varata dall’ONU nel 2015. Siamo nel pieno del percorso che guarda alla transizione digitale ed ecologica e questo esperimento della serie multimediale di Civiltà Appennino rappresenta la declinazione che la Fondazione ne fa in campo editoriale e letterario.

In questo e-book infatti trovano spazio i “manifesti”, una sezione già presente sulla rivista online. In particolare nella presentazione che abbiamo scritto con Piero Lacorazza – con il quale condividiamo il percorso di accompagnamento di Lupo e Nigro nelle tre tappe della serie, realizzando le tre presentazioni -, dal titolo “Aree interne. La civiltà … si manifesta”, si sintetizzano alcuni dei manifesti a cui la Fondazione si ispira e che contribuisce a divulgare.

Nella prima Saggina delle serie Civiltà Appennino, Nigro e Lupo hanno parlato di “scrittura d’Appennino” in un manifesto in cui le due visioni, quella “umana” e quella “geoculturale”, confluiscono nel fiume letterario d’alta quota, con l’ambizione di rappresentare  «le coordinate di un pensiero che procede oltre la dimensione del tempo e abbraccia lo spazio, abbandona o nega la funzione verticale della Storia e si affida alla lettura orizzontale della geografia disponendosi lungo una dorsale appenninica».

Un primo manifesto affisso in una bacheca virtuale, a confermare la sintesi tra due efficaci modalità di comunicazione. Una bacheca digitale presente tanto sul web quanto nell’e-book, offrendo i “diritti di affissione” anche ad altri, come il Manifesto per Riabitare l’Italia (Donzelli, 2020) e il Manifesto del Futurismo rurale dell’associazione Liminaria.

A questi si aggiunge nell’e-book la pubblicazione integrale del Manifesto per le aree interne che ha caratterizzato la nona edizione dello Sponz Fest, svolta a Calitri sotto la direzione artistica di Vinicio Capossela. E proprio il musicista-cantautore-poeta-scrittore ha inteso contribuire alla pubblicazione con una riflessione dal titolo “2021. Sponz all’Osso” che si affianca ed accompagna la pubblicazione del manifesto e che, nel contempo, spiega e racconta il percorso e la filosofia dello Sponz Fest.

“Le vie dell’Appennino” congiungono, legano, connettono i binari su cui i pensieri transitano nello spazio e nel tempo da periferia a periferia, da margine a margine. Così, un viaggio che si pone sempre l’obiettivo di una prossima fermata porta con sè movimento, contaminazioni ed evoluzioni. Porta transizioni.

 


 

Credits: Foto copertina di Amanja Hemal da Pixabay

Gianni Lacorazza
Giornalista. Esperto marketing e comunicazione. Condirettore Civiltàappennino.it
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