Aree interne verso il 2030. L’agricoltura mette l’innovazione in Agenda
A Montemurro, nel Festival dello Sviluppo Sotenibile, un evento partecipato da professionisti dell’innovazione e imprese agricole.
Nella giornata di ieri, 20 ottobre 2021, il Festival dello Sviluppo Sostenibile ha fatto tappa in Basilicata, in particolare a Montemurro dove, nell’ambito dell’iniziativa promossa da ASviS, si è tenuto l’evento “2030. L’innovazione è in Agenda”.
Un appuntamento, organizzato da Fondazione Appennino e Cia Agricoltori di Basilicata e sostenuto da Fondazione Carical, in cui l’innovazione e la sostenibilità sono stati i temi che hanno caratterizzato le circa 4 ore di seminario tenuto dai relatori ad un pubblico composto principalmente da imprese produttrici e istituzioni locali.
«Un appuntamento simbolico ed importante – ha sottolineato nel suo saluto iniziale il sindaco Senatro Di Leo – poiché Montemurro rappresenta uno dei tanti piccoli centri dell’Appennino che, per le caratteristiche di questi nostri borghi nelle aree interne, possono guardare ad uno sviluppo futuro solo con gli occhi della sostenibilità»
Nella prima sessione di lavoro dal titolo “Misurare la sostenibilità dei territori”, è stato presentato il progetto GOAL 2030, realizzato da Fondazione Appennino e The Data Appeal Company, e rientrato nelle 44 buone pratiche del rapporto ASviS nel 2020, il cui principale fine è la misurazione dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per supportare imprese e istituzioni nelle scelte e negli investimenti. La sperimentazione testata in Val d’Agri è stata realizzata nell’ambito del finanziamento della misura 6.2 del programma PSR Feasr della Regione Basilicata ed ha visto già la presentazione dei primi dati relativi all’andamento di alcuni degli Sdgs (obiettivi dell’Agenda 2030) sulla base di indicatori e dati disponibili in rete.
«Il progetto Goal 2030 con Fondazione Appennino – ha spiegato Mario Romanelli di The Data Appeal Company nell’illustrare il lavoro fin qui svolto – incrocia dati diversi per avere indicatori rapidi su come sta cambiando un territorio in relazione agli Sdgs dell’Agenda 2030 e allo sviluppo sostenibile».
«La tecnologia, la misurabilità del dato, il digitale, la Rete – è stata la considerazione di partenza che Piero Lacorazza, direttore di Fondazione Appennino, ha riportato nell’introdurre il progetto -, incrociando i 17 sdgs dell’Agenda 2030, generano informazioni ormai indispensabili per supportare le scelte sia pubbliche che private. Ma la sfida della transizione ecologica e digitale – ha poi aggiunto nel presentare la seconda sessione della giornata – è un percorso in salita che coinvolge soprattutto le aziende dei territori, affinché colgano le opportunità, non rischiando di rimanere ai margini».
Una seconda sessione dedicata in particolare alle attività agricole, dal titolo “Agricoltura 2030. Transizione ecologica e digitale”, articolata come una tavola rotonda con i produttori dei 7 comparti produttivi a cui hanno preso parte innanzitutto i rappresentanti della Cia Agricoltori Italiani di Basilicata e Umbria.
«Ragionare con questi nuovi modelli innovativi – ha affermato Donato Di Stefano, direttore dell’associazione lucana – è diventato necessario per le imprese agricole, in una logica ormai imprescindibile per sviluppo rurale che guarda a piani di investimenti e risorse future che dovranno generare ricadute positive e qualità. Per far questo c’è bisogno di orientamento, affiancamento e competenze».
In collegamento dalla sede dell’Umbria, gli ha fatto eco il presidente regionale Matteo Bartolini con un plauso all’iniziativa che «per una volta vede l’innovazione essere affiancata alle aree interne, a cui si vuole dare protagonismo e centralità attraverso la crescita di conoscenze e competenze degli imprenditori».
In questa ottica è stato illustrato anche il caso concreto di Agricolus, società che offre servizi di innovazione alle imprese agricole, che con Andrea Cruciani e Camilla Bizzarri collegati online hanno illustrato le loro piattaforme e i servizi offerti ai produttori.
Un approfondimento in ottica più formativa e diretta, ai produttori è stato più specificamente dato da Marco Vitale e Danilo Guida, di Foodchain, l’azienda che ha sperimentato e che fornisce servizi al mondo agricolo basati sulla tecnologia blockchain, di cui sono stati illustrati gli effetti e le potenzialità in termini di sicurezza e certificazione del dato fornito che l’applicazione di queste nuove frontiere consente.
«La possibilità di non modificare i dati offerta dalla blockchain – hanno spiegato – è oggi una importante garanzia di qualità per una azienda e per i suoi prodotti. La trasparenza verso il consumatore è un investimento che rende competitive le aziende nel mercato contemporaneo».
A testimonianza di ciò è intervenuta online dalla Sicilia Federica Argentati, portando la case history della collaborazione tra Distretto Agrumi Sicilia e Foodchain: «far superare alle imprese la reticenza a fornire i propri dati è un ostacolo difficile da valicare ma vincente, non solo per etica ma anche per il marketing».
Infine l’intervento dei vari rappresentanti dei comparti produttivi a cui la giornata di seminari era rivolta. «La rivoluzione digitale – è stato detto – comporta che gli agricoltori si trasformino non solo culturalmente ma anche tecnicamente e organizzativamente. Un processo lungo che necessita di grande capacità anche da parte di chi fornisce nuove competenze».
Una sfida necessaria – è stata la conclusione – alla quale però non ci si può sottrarre affinché nelle aree interne l’occasione offerta dalle risorse in campo, in particolare con il PNRR, facciano cogliere da subito le opportunità che la transizione ecologica e digitale favorisce. La consapevolezza è che beneficiari ultimi di questi processo sono proprio le imprese e le professionalità le quali, è stato l’esempio di Montemurro, siano direttamente e concretamente protagoniste.
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Credits. Foto copertina di Barbara Jackson da Pixabay