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Amnesty international: rispetto dei diritti umani alla base della lotta al cambiamento climatico

“Tra il 1990 e il 2015 il 10% più ricco della popolazione (circa 630 milioni di persone che guadagnano più di 35mila dollari l’anno) è stato responsabile di oltre la metà (il 52%) delle emissioni di carbonio, mentre il 50% più povero (circa 3,1 miliardi di persone) è stato responsabile di appena il 7%”.

E’ uno degli elementi che emerge dall’articolo “Il cambiamento climatico è una crisi dei diritti umani senza precedenti”, di Ivan Manzo pubblicato su ASviS.it, che analizza e pubblica il rapporto di Amnesty International ““Stop burning our rights! What governments and corporations must do to protect humanity from the climate crisis: report”.

Uno studio che descrive come la crisi climatica si stia sempre più trasformando in una violazione dei diritti su scala planetaria.

A farne le spese degli effetti negativi del cambiamento climatico, sono dunque le categorie più deboli, le popolazioni meno protette, economicamente svantaggiate e ai margini del mondo e questo divario con le aree più sviluppate va ovviamente ingigantendosi per il futuro. Il rispetto dei diritti umani è dunque strettamente connesso alla lotta al cambiamento climatico, deve esserne alla base. 

“In base al diritto internazionale sui diritti umani”, ricorda Amnesty international, “gli Stati hanno degli obblighi sulla crisi climatica”, e quando questi non adottano misure sufficienti per prevenire gli impatti del riscaldamento globale “violano i loro obblighi ai sensi della legge sui diritti umani”. Per l’organizzazione, i Paesi devono dunque riconoscere al più presto che l’emergenza climatica è una chiara crisi dei diritti umani, anche per spingere una fetta sempre maggiore della popolazione alla mobilitazione. Come ampiamente dimostrato dalle varie agenzie dell’Onu, infatti, le organizzazioni della società civile e dei popoli indigeni sono essenziali per rafforzare l’azione climatica.

Leggi tutto l’articolo su ASvis.it


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credits: foto copertina di Gerd Altmann da Pixabay

 

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